La Chiesa Pastafariana Italiana in quanto Ente Religioso oggi fa da riferimento spirituale e morale per altri soggetti collettivi che arrembano la società per renderlà più a misura di pirata, ovunque le libertà di qualcuno siano limitate dall’imposizione di credenze ed opinioni altrui.

Inoltre, è impegnata nell’ambizioso obiettivo di far riconoscere il Pastafarianesimo come culto ufficiale da parte dello Stato.

Siamo una religione come le altre e in quanto comunità animata dalla fede nel Prodigioso Spaghetto Volante dovremmo ottenere gli stessi privilegi offerti dallo Stato agli altri enti riconosciuti.

Un piccolo esempio: i Luoghi di Culto non pagano le imposte comunali sugli immobili? Benissimo, non vediamo l’ora di rendere i nostri santuari, dove si consumano carboidrati e si scontrano boccali in occasione dei Beverdì e altre Feste Pastafariane, liberi dal fardello che le costringe, al pari del resto dei soggetti privati e collettivi, a contribuire al benessere comune attraverso il gettito fiscale.

Oppure, in alternativa, lo Stato potrebbe riconoscere che nessuna organizzazione, religiosa o meno, debba godere di privilegi speciali.
Questo scenario è molto meno appetitoso, perché siamo pirati e ci piacciono i ricchi bottini. Tuttavia, in tal caso accetteremmo di buon grado l’idea di vivere in uno Stato laico di fatto, oltre che di nome, e potremmo finalmente ritirarci a pregare nel privato delle nostre cucine.

O tutti, o nessuno. Comunque vada, i pirati vincono sempre.

RAmen!

PS (pasta scriptum): se sei interessato a campagne sociali più arrembanti, forse ti può interessare una realtà associativa che si ispira ai nostri valori, la Ciurma Pastafariana.